giovedì 17 dicembre 2009

Inceneritori: dati truccati

L’Associazione internazionale Medici per l’Ambiente denuncia manipolazioni sugli studi.
«Per dimostrare che sono innocui modificano i risultati scientifici».
Scienza (onesta) conferma l'inchiesta de Il Caffè: Tumori sottostimati di 1.000 volte ad Albano.

Leggi tutto l'articolo de Il Caffè.
Leggi l'inchiesta "Tumori sottostimati di 1.000 volte ad Albano".

domenica 13 dicembre 2009

Dal settimanale Panorama: C'è chi ha un santo in discarica?

In questo articolo pubblicato su un settimanale di importanza nazionale come "Panorama" viene dimostrato l'incredibile commistione gli interessi dei proprietari delle discariche e degli inceneritori (nel Lazio è solo Cerroni), la politica (o meglio il PD) e gli uomini da questi piazzati (da Cerroni o dal PD fa lo stesso) ai principali istituti sanitari che dovrebbero controllare i disastri sull'ambiente che provocano le discariche e provocheranno gli inceneritori.


Dal settimanale Panorama
17 dicembre 2009
di PAOLO VITA

Lazio & rifiuti
Un concorso senza altri concorrenti. Un esame superato in anticipo.
L'assunzione del figlio di Mario Perilli (ex deputato del Pd) all'Istituto per l'inquinamento desta più di un sospetto.
C'è chi ha un santo in discarica?

Tra firme false e assunzio­ni fatte prima delle pro­ve di esame è giallo sui concorsi con cui l'Istitu­to per l'inquinamento atmosterico ha assunto il figlio del presi­dente della commissione Agricoltura della Regione Lazio per il monitoraggio ambientale del gassificatore della discarica di Malagrotta.

La procura di Roma indaga da mesi sul­l'inquinamento nell'area circostante la più grande pattumiera del Lazio, ma i pub­blici ministeri che investigano sull'im­pianto non hanno mai visto gli studi pro­dotti da questo istituto, controllato dal Consiglio nazionale delle ricerche, né li hanno visti i tecnici dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente del Lazio.

Il monitoraggio è stato commissionato dal Consorzio laziale rifiuti (COLARI) di cui fa parte, oltre a Manlio Cerroni, proprieta­rio delia discarica, la Re­gione Lazio. Ma né il vice­presidente della regione, Esterino Montino (che sosstituisce Piero Marrazzo), né gli assessori all'Ambien­te, ai rifiuti e al bilancio hanno voluto dire al consi­gliere del Prc, Ivano Peduzzi, quali siano stati i ri­sultati delle analisi su Malagrotta e quanto sia stato speso.

Certa è l'assunzione di Mattia Perilli (figlio di Mario Perilli, già deputato del Pd, ora presidente della commissione Agricoltura della Regione) da parte del­l'Istituto per l'inquinamento nell'ambi­to di un contratto fatto dal CNR con il COLARI per organizzare il monitoraggio am­bientale nei siti «per la produzione di energia elettrica da Cdr prodotta negli impianti di Malagrotta 1 e 2», come spie­ga il bando con cui è stato ingaggiato.

In una zona dove la qualità dell'aria e dell' acqua è tale che anche l'Europa ha ap­pena scritto all'Italia per chiedere informazioni su Malagrotta, il figlio del poli­tico regionale ha battuto tutti i record in materia di concorsi pubblici.

Il 25 marzo 2008, l'allora direttore del­l'Istituto per l'inquinamento, Ivo Alle­grini, firma la nomina dì Mattia Perilli a vincitore della selezione, essendosi classifìcato al primo posto (era l'unico candidato) nella graduatoria della commis­sione con 125 punti su 150, e così viene assunto per 12 mesi fino al 4 mag­gio 2009. Peccato che la commissione che ha scelto il giovane si sia riunita per esaminarlo 23 giorni dopo l'atto di nomina (17 aprile 2008), cioè prima Perilli jr è stato dichia­rato vincitore e poi gli hanno fatto l'esa­me assegnandogli il punteggio della vit­toria.

II 30 aprile 2009, l'istituto del CNR bandisce un nuovo concorso e Perilli, for­te del suo titolo di studio (maturità clas­sica), vince anche questa prova.

Il figlio del politico riesce nuovamente in un'im­presa senza precedenti, firma il contratto di assunzione per altri 12 mesi alla cifra di 36.477 euro lordi il 28 maggio 2009, prima che l'istituto approvi la graduato­ria (1° giugno) e prima dell'atto con cui è stato nominato vincitore (3 giugno).

Sin­golare è anche il documento con cui il di­rettore dell'istituto, Nicola Pirrone, nomi­na la commissione che deve giudicare Pe­nilli. Sul foglio compaiono due timbri, uno sopra all'altro, con la dicitura «II Diretto­re, Nicola Pirrone», ma le firme sotto i timbri sono completamente diverse.

lunedì 30 novembre 2009

Gli inceneritori della vergogna, frutto di ricatti (vedi Marrazzo) e di falsità (vedi l'AIA di Albano)

COMUNICATO STAMPA
dell'ISDE - Associazione Medici per l'Ambiente

Oggi, 25 Novembre 2009, ricorre la Giornata Internazionale dei Medici per l’Ambiente: si costituiva infatti a Cortona (AR) il 25 Novembre 1990 l’International Society of Doctors for the Environment - ISDE.

ISDE è un’Associazione apartitica, senza scopo di lucro, articolata anche sul territorio nazionale italiano, riconosciuta da Agenzie quali l’Organizzazione Mondiale della Sanità e il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite.

Tra le sue finalità primarie vi sono quelle della promozione e della diffusione delle conoscenze, nonché l’organizzazione di iniziative finalizzate, primariamente, alla protezione dell’ambiente e della salute. In questo quadro assume fondamentale rilievo una corretta informazione di cui devono beneficiare sia i cittadini che le istituzioni e quanti hanno comunque responsabilità pubbliche a tutti i livelli e nelle principali sedi decisionali.

Con questo comunicato intendiamo pertanto non solo ricordare il ventennale della nascita dell’Associazione, ma celebrarlo ottemperando le finalità con la divulgazione di una notizia che riteniamo di cruciale importanza. Possiamo affermare che sono stati modificati i risultati di studi scientifici per attestare innocuità degli inceneritori e supportare la scelta dell’incenerimento dei rifiuti in documenti ad uso delle Amministrazioni!

L’articolo è comparso sui Quaderni di Ingegneria Ambientale - Parte II “L’Impatto Sanitario” N. 45 pag. 54-55, 2007, e successivamente è stato ripreso in un documento ufficiale della “Regione Sicilia - Agenzia Regionale per i Rifiuti e per le Acque” sul “Recupero di energia dai rifiuti - Parte II”.

L’autore cita il lavoro di Elliot P. et al (Elliot P., Shaddick G, Kleinschmidt I. Cancer incidence near municipal solid waste incinerators in Great Britain, British Journal of Cancer 1996, 73, 702-710), nel seguente modo: “La conclusione degli Autori è che non è stata trovata alcuna evidenza di diversità di incidenza e mortalità per cancro nei 7.5 Km di raggio studiati ed in particolare nessun declino con la distanza dall’inceneritore per tutti i tumori…”

Nel lavoro originale Elliot ha scritto: “Observed-expected ratios were tested for decline in risk with distance up to 7.5 km... Over the two stages of the study was a statistically significant (P<0.05),>

Nello stesso articolo, il medesimo cita altri due studi: Franchini M. , Health effect of exposure to waste incinerator emissions: a review of epidemiological studies in Ann. Ist. Sup. Sanità 2004; 40 105- 115 e Hu S.W. Health effects of waste incineration: a review of epidemiological studies in J. Air and Waste Manag. Assoc. 2001; 51 1100-1109 ed Enhance Health Report finale http://www.arpa.emr.it/cms3/documenti/_cerca_doc/rifiuti/inceneritori/enh_relazione_finale.pdf) fornendo un’interpretazione diversa da quanto riportato dagli Autori, modificando o citando parzialmente i risultati emersi, sempre al fine di supportare le proprie tesi circa l’assoluta innocuità della pratica di incenerimento dei rifiuti.

Una segnalazione di quanto sopra, sottoscritta da numerosi medici e ricercatori italiani e stranieri fra cui i Prof. Dominique Belpomme e Paul Connet è stata oggi inviata al British Medical Journal, ove era stato pubblicato l’ articolo originale di P. Elliott.

L’International Society Doctors for Environment (ISDE) Italia stigmatizza e censura come assolutamente riprovevole il fatto che si stravolgano i risultati provenienti dalla letteratura scientifica e si forniscano ai decisori politici ed alle popolazioni informazioni erroneamente rassicuranti in spregio a valori che dovrebbero essere a fondamento dell’opera di ogni Medico, quali l’autonomia e la correttezza.

L’International Society Doctors for Environment, coerentemente con l’insegnamento del suo Ispiratore e Maestro Lorenzo Tomatis, fa appello affinché il mondo dell’Informazione e della Scienza non sia succube di interessi che nulla hanno a che fare con la difesa della Salute.

Già in passato l’utilizzo artefatto o strumentale dei risultati di alcuni studi scientifici ha costituito l’alibi per non adottare misure di protezione della Salute Pubblica, determinando di fatto esposizioni indebite di lavoratori e cittadini ad agenti tossici che hanno causato gravi sofferenze per mortalità e malattie che si sarebbero potute evitare.

Arezzo, 25 Novembre 2009

Associazione Medici per l'Ambiente - ISDE Italia
Via della Fioraia n.17/19
52100 Arezzo
Tel. 0575-22256 - Fax. 0575-28676
www.isde.it; isde@ats.it

giovedì 12 novembre 2009

L’inceneritore che scotta!!!

La vicenda dell’inceneritore di Albano sta assumendo, giorno dopo giorno, i contorni di uno scandalo ormai di livello nazionale.

Dopo la fine indecorosa di Marrazzo, capo dei Cerroni Boys, crolla un altro pilastro delle lobby che gestiscono l’affare dei rifiuti nel Lazio: l’imprenditore milanese Grossi è stato arrestato.

Spuntano nomi di società e di politici, tutti impegnati con Cerroni alla costruzione dell’inceneritore di Albano e alla distruzione del territorio dei Castelli Romani.

Intanto i Sindaci e i politici tutti chiedono la sospensiva dell’inceneritore, almeno fino alle prossime elezioni comunali e regionali.

In sintesi, quello di Albano è un inceneritore che scotta!!!

Leggi gli articoli pubblicati dal giornale "Il Caffè":

I Sindaci chiedono la sospensiva dopo aver chiesto il mostro

I prestigiatori di discariche e veleni

sabato 7 novembre 2009

Cosa ha combinato Marrazzo sotto ricatto e minacce?

Venerdì 6 novembre 2009 si è tenuto nella sede della Protezione Civile un incontro sul tema della gestione del ciclo dei rifiuti nel Lazio. Hanno partecipato all’incontro l’Assessore Regionale ai Rifiuti Giuseppe Parroncini, i tecnici della Protezione Civile, l’assessore capitolino all’Ambiente, Fabio De Lillo, e l’amministratore delegato di Ama Franco Panzironi. Grande assente il sottosegretario Guido Bertolaso.

La Regione Lazio dovrà fornire una serie di dati nella prossima riunione tra 15 giorni.

Prima della riunione, l’Assessore Regionale ai Rifiuti Parroncini (già capogruppo del PD) si è cimentato in una penosa difesa delle scelte scellerate del suo ex Presidente in tema di inceneritori, arrivando a dichiarare “Le linee programmatiche del piano rifiuti del Lazio prevedono quattro impianti di termovalorizzazione, tre dei quali sono già in funzione e uno (quello di Albano) è autorizzato”.

Purtroppo l’ex Presidente Marrazzo non amava ascoltare i cittadini (vedi incontro con il “Coordinamento contro l’inceneritore di Albano” del 23 giugno 2009 e del 16 luglio 2009), ma era solito ascoltare i consigli dalle altre persone che frequentava (vedi incontro del 4 luglio 2009).

Purtroppo il nuovo Assessore regionale Parroncini dimentica di dire gli inceneritori di Colleferro e di Malagrotta sono sotto sequestro da parte della magistratura.

Purtroppo il nuovo Assessore regionale Parroncini non si è accorto che l’autorizzazione per l’impianto di Albano è stata firmata il 13 agosto 2009 e quella per l’inceneritore di Malagrotta il 18 agosto 2009.

La magistratura dovrà indagare sulla “incredibile fretta” con cui sono state concesse nei giorni di ferragosto queste autorizzazioni al signor Cerroni (sia l’impianto di Albano che quello di Malagrotta sono di proprietà del signor Cerroni), visto che il Presidente della Regione Marrazzo era potenzialmente esposto a ricatti e minacce di ogni genere a seguito della diffusione del noto filmato con i trans.

Ieri, l’inceneritore di Albano era il simbolo dell’illegalità (niente gara d’appalto, le distanze dalle abitazioni previste nella Legge Regionale non sono state rispettate) e dell’arroganza (il parere della ASL di Albano è stato cestinato, gli Ordini del giorno votati dai Consigli Comunali dei comuni dei Castelli Romani sono stati disattesi, la volontà dei cittadini è rimasta inascoltata).

Oggi, l’inceneritore di Albano è anche il simbolo del ricatto e delle minacce.

mercoledì 28 ottobre 2009

Le dimissini di Marrazzo...e se fosse un'opportunità?


Riceviamo e volentieri pubblichiamo.


L’uscita di scena di Marrazzo non mi coglie di sorpresa e, come me, non sono sorprese tutte le Associazioni ambientaliste e i Comitati territoriali che in questi anni hanno avuto la (disav)ventura di confrontarsi con il Presidente della Regione Lazio.

Le incredibili storie di Malagrotta, di Albano, di Tarquinia e di Civitavecchia, di Colleferro, di Aprilia; tutte situazioni dove l’ex Governatore di una "Regione di tutti, nessuno escluso" (sic!) ha sgovernato sulla salute, i diritti e gli interessi dei cittadini. Sempre a favore di singoli o potentati economici.

Non sorprende l’improvvisa, e si spera definitiva, scomparsa dalla scena politica dell’ex integerrimo conduttore di "Mi manda Raitre".


domenica 25 ottobre 2009

Marrazzo si autosospende da Presidente dei Cerroni Boys

Oggi abbiamo appreso che Piero Marrazzo, Presidente dei Cerroni Boys, si è autosospeso.

Di fronte al fallimento delle sue politiche, in particolare nel settore della gestione dei rifiuti, la motivazione delle sue dimissioni sono “le mie debolezze private”.

Marrazzo si deve piuttosto dimettere per le sue scelte scellerate che avranno conseguenze devastanti su intere popolazioni.

Invece che per la storiella delle escort (tipologia trans), Marrazzo si deve dimettere per i reati che ha commesso nell’ambito della gestione dei rifiuti, con particolare riferimento all’inceneritore di Albano:
- ha calpestato la legge (a cominciare da quella regionale in tema di distanze delle discariche e degli inceneritori dalle abitazioni);
- ha taroccato la Valutazione di Impatto Ambientale (prima era negativa, poi è stata manomessa ed è diventata positiva);
- ha anteposto gli interessi privati del signor Cerroni a quelli dell’intera collettività;
- ha portato le tariffe dei rifiuti nella Regione Lazio al massimo livello su scala nazionale (e forse mondiale);
- ha mantenuto la raccolta differenziata a livelli irrisori e ridicoli;
- ha disatteso gli impegni presi con i cittadini, approvando di nascosto l’Autorizzazione di Impatto Ambientale il 13 agosto;
- ha fatto predisporre uno studio che sottostima di 1.000 volte i tumori determinati dall’inceneritore.


Di fronte a questi scempi, la partecipazione all’ultimo corteo contro l’inceneritore di Albano è stata impressionante: oltre 2.000 persone hanno chiesto le dimissioni di Marrazzo, Presidente dei Cerroni Boys!!!

giovedì 22 ottobre 2009

Via al monitoraggio dell’aria. Gasbarra chiede un referendum sull’impianto.

Cecchina: le analisi Arpa in vista della costruzione dell’inceneritore.
I comitati accolgono con distacco la notizia.

Da "Il Messaggero"
di ENRICO VALENTINI

Con la campagna straordinaria di monitoraggio dell’aria nella zona soprastante la discarica di via Roncigliano avviata ieri dall’Arpa Lazio, continua la marcia di avvicinamento alla realizzazione del contestatissimo inceneritore di Albano.

Il posizionamento di un laboratorio mobile di misurazione in via Portogallo, nei pressi della via Nettunense, concordato nella conferenza dei servizi di aprile, oltre ad acquisire e validare quotidianamente i dati sulla qualità dell’aria serve all’Arpa Lazio per realizzare l’indagine preventiva commissionata dalla Pisana prima della costruzione del gassificatore di Cecchina.

L’attività si concluderà nei primi giorni dicembre e i risultati saranno resi pubblici nei mesi successivi.

«Un impianto così importante - commenta il commissario Arpa Lazio Corrado Carrubba - deve rispettare una sostanziale compatibilità con l’ambiente circostante. Il compito dell’Agenzia - continua Carrubba - è quello di mettere a disposizione delle istituzioni e dei cittadini le informazioni utili a supportare sotto il profilo tecnico e scientifico la migliore comprensione dello scenario e di ogni altro passo».

L’indagine straordinaria dell’Arpa è stata accolta con freddezza dai comitati cittadini No Inc, dagli ambientalisti e dai rappresentanti politici locali contrari all’impianto. «Il monitoraggio dell’aria - dice Claudio Fiorani portavoce locale dei Verdi - è un fatto positivo ma non sposta di una virgola i problemi derivanti dalla costruzione dell’inceneritore. I dati sull’inquinamento, e non solo in questa zona, sono preoccupanti da tempo e la realizzazione dell’impianto, evidentemente, non può che aggravare i tanti problemi ambientali del territorio».

I comitati No inc, ancora ostinatamente impegnati ad impedire il progetto nonostante il completamento del lungo iter burocratico che ha dato il via libera ai cantieri, l’altro ieri hanno incassato importanti appoggi dal mondo politico.

Enrico Gasbarra, ex presidente della Provincia, nella rosa dei possibili candidati alla presidenza della Regione, ha chiesto di fermare il progetto e indire una consultazione pubblica.

«L’inceneritore non è una buona soluzione, su questo mi sento vicino ai comitati dei cittadini. Credo che occorra fermarsi e rivedere la situazione - dice Gasbarra - Dopo il 25 ottobre (data delle primarie del Pd, ndr) proporrò insieme agli eletti di indire subito una consultazione pubblica sull’inceneritore».

L’assessore provinciale alle Politiche del territorio e dell’ambiente Michele Civita, ieri l’altro, a margine della presentazione della raccolta porta a porta ad Ariccia ha invitato a recuperare il tempo perduto.

«Prima si parli di differenziata e poi di gassificatori - ammonisce Civita - Dobbiamo recuperare un ritardo di decenni. Nel centro di Berlino opera un gassificatore, ma lì la raccolta differenziata si pratica da trent’anni. Con la Regione abbiamo avviato un serio progetto per il riciclo che sta coinvolgendo molti comuni. Per l’anno prossimo contiamo di raggiungere risultati significativi».

domenica 18 ottobre 2009

In oltre duemila contro l’inceneritore

Da Albano a Genzano 5 chilometri di marcia con famiglie e bimbi al seguito


Nel mirino dei manifestanti soprattutto il presidente della Regione Marrazzo e l’amministrazione della città dell’Infiorata

Da "Il Messaggero" - 18 Ottobre 2009
di Enrico VALENTINI




Oltre duemila persone, ieri mattina, hanno partecipato alla marcia di cinque chilometri, da Albano a Genzano, organizzata dal coordinamento dei comitati No inc per ribadire il no alla realizzazione dell’inceneritore dei rifiuti nella discarica di Albano.

L’atteso ridimensionamento del numero dei partecipanti, dimezzato a non più di mille dalla Questura, non cancella comunque l’impressionante colpo d’occhio delle tante famiglie castellane in marcia, rigorosamente con bimbi al seguito portati dietro, per mano, in spalla, su decine di passeggini e carrozzine.

Numerosi, questa volta, giovani e giovanissimi che hanno contributo ad amplificare la rumorosa contestazione indirizzata soprattutto al presidente della giunta regionale Piero Marrazzo e sulle amministrazioni comunali del comprensorio, prima fra tutte quella di Genzano.


Il via libera alla definitiva realizzazione dell’inceneritore di via Roncigliano, giunto il 13 agosto con l’imprimatur degli uffici della Pisana che rilasciavano l’autorizzazione integrata ambientale, sembra aver coalizzato, dunque, un numero maggiore di cittadini, estremamente preoccupati per il futuro prossimo.

Non solo per i fantasmi che aleggiano sulla gestione del corretto smaltimento dei rifiuti da bruciare nell’inceneritore - la recente vicenda dell’impianto di Colleferro, ai Castelli ha fomentato il vero e proprio terrore anche su molti possibilisti della vigilia - ma soprattutto per i riflessi immediati che già vedono anche a qualche chilometro di distanza dall’inceneritore il crollo del valore degli immobili di piccoli proprietari. Che, oltre a ritrovarsi decine e decine di rate di mutuo ancora da pagare, convive da anni con i nefasti effetti della discarica: allergie, problemi respiratori e, quando il vento non spazza l’aria, odori nauseabondi.


Pochissimi, e tutti a titolo personale, i politici locali presenti alla manifestazione.

D’altronde la contestazione non ha risparmiato praticamente nessuno di loro, da sinistra a destra.


«Il disprezzo dimostrato nei confronti delle istanze della cittadinanza - spiega il presidente di un comitato No Inc, Danilo Ballanti - sta aumentando in modo esponenziale il malcontento nei confronti della giunta Marrazzo. Invece di guardare al futuro con scelte che prediligano la raccolta differenziata e altre soluzioni già attuate in molti paesi europei si è preferito dare il colpo di grazia a un territorio già ampiamente sfregiato dalla speculazione edilizia».

In attesa della prossima discussione - agli inizi di novembre - dei primi due ricorsi presentati dal coordinamento No Inc sulle decisioni che hanno portato all’imminente realizzazione dell’inceneritore, i comitati promettono altre battaglie.

«Troppo comodo, facile e remunerativo - dice Emiliano Viti del coordinamento No Inc - fare impianti impattanti anziché impegnare intelligenze e risorse con una serie politica di riciclo dei rifiuti. Siamo decisi a portare fino in fondo le nostre proteste e le nostre proposte».


Seguita dalla discreta presenza e massiccia presenza di poliziotti e carabinieri, la manifestazione non ha comportato problemi di ordine pubblico, terminando poco dopo le 13 sulla piazza principale di Genzano.

sabato 10 ottobre 2009

REPORT: L'oro di Roma. Come è andata a finire?


Domenica 11 ottobre 2009 alle ore 21,30
su RAITRE - Trasmissione REPORT

L'oro di Roma - Aggiornamento del 23 novembre 2008
di Paolo Mondani

Torniamo a Roma a descrivere che fine ha fatto la raccolta differenziata dei rifiuti, la discarica di Malagrotta e il gassificatore che sta entrando a regime.

Ad Albano, nel frattempo si sta costruendo il secondo gassificatore di Roma: parlano i cittadini locali a proposito dei loro dubbi e preoccupazioni.

A Colleferro raccontiamo l'indagine giudiziaria che nel marzo scorso ha decapitato i vertici dell'impresa che gestisce il termovalorizzatore.

Consigliamo all'onorevole Di Pietro, che ha fama di grande moralizzatore, di vedere attentamente la trasmissione su Report e di spiegare, nel comizietto che terrà ad Albano martedì 13 ottobre 2009, il motivo per cui il suo partito, l'Italia dei valori (o dei disvalori), non ha speso in due anni una parola sull'inceneritore di Albano e continua a sostenere le politiche scellerate di Marrazzo e gli interessi del signor Cerroni.

giovedì 8 ottobre 2009

“Il Sole 24 Ore” svela i progetti di Marrazzo

Sul giornale “Il Sole 24 Ore” di mercoledì 7 Ottobre 2009 è apparso un servizio sulla gestione dei rifiuti a Roma e nel Lazio.

Il giornale ha svelato i progetti scellerati di Marrazzo su Roma e sul Lazio.

I titoli su Malagrotta sono eloquenti: “Proroga vicina per la discarica di Malagrotta”, “Per Malagrotta altri tre anni di vita”. Cerroni può dormire sonni tranquilli.

Nel servizio è riportata l’intervista al neo-Assessore Regionale ai Rifiuti Parroncini, già capogruppo del PD, che sentenzia: “L’ipotesi di un quinto inceneritore nel Lazio, caldeggiata dal Comune di Roma e del Lazio, non sta in piedi. Entro inizio 2013 avremo impianti sufficienti per smaltire tutti i rifiuti non differenziati. E manderemo in discarica solo gli scarti della lavorazione del cdr (combustibile da rifiuti)”.

Da ciò si desume che l’inceneritore di Albano (il quarto inceneritore del Lazio) entrerà in funzione nel 2013!!!

L’Assessore di Marrazzo e del PD precisa: “Il Campidoglio deve trovare un sito all’interno del territorio romano. Smaltire i rifiuti in casa propria non è solo una questione etica, ma anche politica.”

Alcune domande ci sorgono spontanee.

Se l’AMA e il Comune di Roma devono smaltire i rifiuti in casa propria, per una questione di etica e di politica, ciò significa che saranno costretti ad utilizzare l’inceneritore di Malagrotta del signor Cerroni?

Se in discarica andranno solo gli scarti della lavorazione del cdr e il cdr deve essere bruciato a Roma, il Campidoglio deve trovare una nuova discarica vicino all’inceneritore di Malagrotta (di proprietà di Cerroni)?

Perché l’AMA, che dovrebbe smaltire i rifiuti in casa propria, per una questione di etica e di politica, è in società con il signor Cerroni nell’affare dell’inceneritore di Albano?

Purtroppo l’etica è stata da tempo sostituita dagli interessi del signor Cerroni e, sempre di più, il Piano Marrazzo appare come il vero Piano Cerroni.

Leggi tutto l'articolo pubblicato da "Il Sole 24 Ore".

domenica 4 ottobre 2009

Gli ultimi giorni di Marrazzo e dei suoi

A pochi mesi dalla elezioni regionali stiamo assistendo alla fine inesorabile e indecorosa di una compagine di potere che ha alla sua guida il Presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo.

Nell’ultimo periodo Marrazzo si è distinto per agevolare in tutti i modi gli interessi di un singolo (il signor Cerroni) andando contro la volontà di intere popolazioni.

Dopo la scandalosa concessione al signor Cerroni dell’autorizzazione AIA per l’inceneritore di Albano (rilasciata in data 13 agosto 2009), sta scoppiando un altro vergognoso scandalo: il 18 agosto 2009 la Regione Lazio ha concesso l'AIA per l’inceneritore di Malagrotta (sempre di proprietà del signor Cerroni)!!!

La cosa, se confermata, sarebbe gravissima. Forse proprio per questo motivo, la notizia non è stata ancora comunicata ufficialmente e il documento non è ancora disponibile.

Le notizie incredibili (da fine del regime) non finiscono qui.

L'8 giugno 2009 l’Assessore Regionale Mario Di Carlo, già delegato regionale ai rifiuti di Marrazzo, ha citato per danni Milena Gabbanelli, per la trasmissione di Report che aveva evidenziato i suoi rapporti (anche privati) con il signor Cerroni (il padrone della discarica e dell'inceneritore di Malagrotta e di Albano).

E’ una questione di stile che ormai contraddistingue tutta l’amministrazione Marrazzo.

Il 16 luglio 2009, prima durante e dopo l’incontro tra il Presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo e i cittadini riuniti nel Coordinamento contro l’inceneritore di Albano, l’Assessore Di Carlo e altri due autorevoli esponenti istituzionali presenti al tavolo hanno minacciato di querela i cittadini del Coordinamento contro l’inceneritore di Albano.

In questo modo Marrazzo intende il confronto con i cittadini?

mercoledì 23 settembre 2009

Inceneritore di Albano, ancora una presa in giro

"E' già costato molto autorizzare Albano e vorrei completare quel lavoro".

Lo ha detto il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo al termine del summit che si è svolto sulla questione dei rifiuti a Palazzo Chigi insieme al sindaco di Roma Gianni Alemanno, al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, al capo della Protezione civile Guido Bertolaso e all'Amministratore Delegato di Ama.

Le parole di Marrazzo suonano sempre come pietre.

“L’inceneritore me l’hanno chiesto i Sindaci” tuonava Marrazzo nella riunione del 23 giugno 2009 davanti ai cittadini riuniti nel Coordinamento contro l’inceneritore di Albano.

Si, l’inceneritore l’hanno chiesto i Sindaci, i nostri Sindaci: Marco Mattei (Sindaco di Albano), Enzo Ercolani (Sindaco di Genzano), Carlo Eufemi (Sindaco di Ardea), Maurizio Colacchi (Sindaco di Castel Gandolfo), Emilio Cianfanelli (Sindaco di Ariccia), Alessando Biaggi (ex Sindaco di Nemi), Adriano Palozzi (Sindaco di Marino), Pasquale Boccia (Sindaco di Rocca di Papa), Umberto Leoni (Sindaco di Lanuvio).

Dagli incontri in Regione è emerso in modo chiaro che per l’inceneritore di Albano le carte non sono in regola.

Ma le autorizzazioni per l’inceneritore di Albano continuano ad essere date: nonostante gli impegni presi da Marrazzo (“ad agosto non ci saranno sorprese”), un’altra autorizzazione, quella di Impatto Ambientale (AIA), è stata concessa nella “storica” giornata del 13 agosto 2009.

Per l’inceneritore Marrazzo e i Sindaci hanno sempre lavorato di nascosto, a partire dalla lettera dei Sindaci a Marrazzo per chiedere un mostro sul territorio dei Castelli Romani.

E’ stata tradita la volontà dei cittadini dei Castelli Romani, fortemente contrari a questo mostro.
Sono state ignorate le risoluzioni contro l’inceneritore espresse all’unanimità da interi Consigli Comunali (Albano, Ariccia, Castel Gandolfo, Lanuvio, Pomezia, Ardea).

L’inceneritore di Albano viene ostinatamente portato avanti da Marrazzo, come diceva Totò, “a prescindere”.

“A prescindere da quanto prevede la legge nazionale in tema di gara d’appalto” (l’inceneritore di Albano, come quello di Malagrotta, viene affidato da Marrazzo al signor Cerroni, un vecchietto di 84 anni, con una “misteriosa”, quanto “oscura”, trattativa privata).

“A prescindere da quanto prevede la legge regionale” (la Legge Regionale impone che le discariche debbano stare a 1.000 metri dalle abitazioni. A Roncigliano le case sono a soli 200 metri dalla discarica. Il 22 dicembre 2008 la Giunta Regionale ha votato all’unanimità una proposta di riduzione a 200 metri delle distanze delle abitazioni dalle discariche. Una legge “ad personam” per il signor Cerroni e la sua discarica di Roncigliano, che dista solo 200 metri dalle abitazioni).

“A prescindere dall’autorevole parere contrario espresso dalla ASL RMH di Albano” (seriamente preoccupata della situazione ambientale del territorio, in particolare del pericoloso abbassamento del livello delle falde acquifere. Marrazzo ha arbitrariamente cancellato il parere della ASL di Albano sostituendolo con quello del Dott. Perucci di cui abbiamo ampiamente parlato nell’articolo “Inceneritore, tumori sottostimati di 1000 volte” sul Caffè del 16 luglio 2009).

“A prescindere della volontà dai partiti della sua stessa maggioranza” (Rifondazione Comunista ha abbandonato Marrazzo per colpa della sua ostinazione per l’inceneritore di Albano. I Comunisti Italiani avevano già lasciato Marrazzo. Oggi l’Italia dei Valori chiama Marrazzo nell’aula del Consiglio Regionale per urgenti spiegazioni sull’inceneritore di Albano).

Ma l’inceneritore di Albano non può essere costruito “a prescindere” dalla volontà dei cittadini, che non vogliono diventare le cavie di Perucci, di Cerroni, di Marrazzo e dei loro Sindaci.

giovedì 17 settembre 2009

Interrogazione sulla AIA per il gassificatore di Albano

Bucci e Colagrossi chiamano in causa Marrazzo

dal giornale "Cinque giorni" del 17 settembre 2009

Il gassificatore di Albano torna agli onori della cronaca.

Dopo il rilascio dell'Autorizzazione di Impatto Ambientale lo scorso agosto da parte della Regione Lazio, sulla questione è stata presentata una interrogazione alla Pisana da parte dei consiglieri regionali dell'Italia dei Valori.

"In seguito ad alcune segnalazioni - si legge in una nota congiunta firmata da Giovanni Colagrossi, capogruppo dell'Italia dei Valori alla Regione Lazio, e Claudio Bucci, Consigliere IDV e Presidente della Commissione Ambiente - abbiamo subito presentato un'interrogazione urgente a risposta immediata in Aula in merito al presunto rilascio dell'AIA per la costruzione del gassificatore di Albano da parte del CO.E.MA.".

"Riteniamo occorra far chiarezza sulla veridicità di quanto ci è stato segnalato in merito al rilascio dell'AIA" hanno detto Colagrossi e Bucci. "In questo caso desterebbe qualche sospetto il fatto che il provvedimento sia stato adottato, da quanto ci è stato segnalato, il 13 di agosto, momento in cui l'attenzione dei cittadini sulle questioni amministrative e politiche è fisiologicamente più bassa rispetto ad altri periodi dell'anno".

"Questo rilascio, sembrerebbe essere il frutto di una scelta unilaterale, che non avrebbe coinvolto, come invece era doveroso fare, i cittadini contrari alla costruzione del gassificatore" - hannpo osservato i consiglieri IDV, che hanno avanzato il dubbio che si sia trattato di "una decisione importante che sembra essere stata fatta di nascosto".

"Per questo - hanno chiesto che - "il Presidente Marrazzo riferisca in aula sull'intera vicenda che, da quanto apprendiamo, avrebbe dei connotati di grande gravità".

martedì 15 settembre 2009

L’assessore Zaratti: «L’inceneritore di Albano è inutile»

Il comitato No Inc trova “alleati”
Il Pdl: «E’ assurdo che un membro della giunta bocci il suo presidente»

Dal Messaggero del 15/9/2009
di ENRICO VALENTINI

Non si ferma la protesta contro la realizzazione dell’inceneritore dei rifiuti alla discarica di Albano da parte del coordinamento “No Inc” che raggruppa una quarantina di comitati e centinaia di cittadini dei Castelli. L’ultima mobilitazione si è avuta all’Ecofest di Frascati, dove è intervenuto anche l’assessore regionale all’ambiente Filiberto Zaratti: si riparte da una raccolta di firme per presentare una legge popolare regionale sulla raccolta e smaltimento dei rifiuti avviata a Pavona che, in poche ore, ha visto oltre 250 adesioni.

A sorpresa, gli attivisti del coordinamento presenti a Frascati hanno incassato l’appoggio dell’assessore Zaratti.

«L’impianto di incenerimento dei rifiuti di Albano non serve - ha dichiarato l’assessore - visto che i tre realizzati tra Roma, San Vittore e Colleferro sono sufficienti a smaltire i rifiuti del Lazio. Con quello di Albano rischiamo di dover lavorare anche i rifiuti di altre regioni».

Le dichiarazioni di Zaratti hanno attirato, però, molte critiche soprattutto tra l’opposizione del centrodestra regionale «E’ paradossale che l’assessore Zaratti - dichiara il consigliere regionale di opposizione Donato Robilotta - sia contario ad un’opera voluta dal presidente della giunta regionale. L’inceneritore di Albano rappresenta un punto fermo per il processo regionale di smaltimento dei rifiuti».

Intanto la raccolta di firme per presentare la legge di iniziativa popolare che vuole sostituire la raccolta differenziata alle forme di smaltimento più impattanti, continuerà nelle prossime settimane nell’ambito di altre manifestazioni di protesta promosse dai “No Inc”.

sabato 12 settembre 2009

È protesta sul termovalorizzatore

I CITTADINI DI ALBANO RIFIUTANO LA COSTRUZIONE DELL'IMPIANTO IN LOCALITÀ RONCIGLIANO
Da "Il Tempo" di Michela Galuppo

Non si placano le proteste dei cittadini di Albano e dei comuni limitrofi contro la realizzazione dell'impianto di termovalorizzazione nel sito di Roncigliano.

Come confermato dal vicegovernatore del Lazio, Esterino Montino «il problema è complesso ed è ancora aperto un tavolo tecnico tra il presidente Marrazzo e le popolazioni dei Castelli Romani per le valutazioni tecniche e ambientali del caso».

Sta di fatto che la firma per dare avvio all'inceneritore esiste ed è datata 13 agosto.

Il coordinamento contro l'inceneritore di Albano Laziale continua a gridare il suo secco «no».

Da parte sua Montino, in visita due giorni fa al termovalorizzatore di S. Vittore, assicura che «la Regione vuole essere certa che quell'impianto non peggiori ma migliori le condizioni di vita dei residenti».

Un impianto che, secondo il vicegovernatore del Lazio, è fondamentale, insieme a quello di Malagrotta.

Su Albano storce il naso l'assessore all'ambiente Filiberto Zaratti che tiene la sua posizione: «Secondo me l'impianto di Albano non serve. Non solo è situato in un posto sbagliato dal punto di vista ambientale».

giovedì 10 settembre 2009

Ora è vera emergenza ambientale: Inceneritore sempre più vicino.

Ora è vera emergenza ambientale, il territorio è assediato da impianti nocivi, tra acqua e aria avvelenate. Complici i sindaci e i politici provinciali e regionali.

Giusto prima di Ferragosto - tutti in ferie e rassicurati dalla promessa di Marrazzo che non ci sarebbero state sorprese - è arrivata la nuova autorizzazione dellaRegione per il mega-inceneritore dei Castelli ad Albano.

Nello stesso periodo, la Sorgenia invia al Comune di Aprilia il progetto della vicina centrale elettrica turbogas sulla Nettunense e avvia i lavori. Previsto un camino alto 55 metri. Il vento spargerà le emissioni tutt’intorno.

La rapina ambientale in corso si aggrava con l’amianto in fiamme nella discarica a Valle Caia (Pomezia).

La crisi idrica (acqua poca e avvelenata) non ferma il clan politico-affaristico, che sembra aspettare levacanze per rifilarci i suoi colpi di mano.

Leggi tutto l'articol su "Il Caffè".

giovedì 3 settembre 2009

Albano, i comitati tornano a mobilitarsi: «E’ stato un colpo di mano»

Inceneritore, arriva l’ok definitivo

da "Il Messaggero" del 3 settembre 2009
di ENRICO VALENTINI

Arriva il nulla osta definitivo, da parte della Regione, all’inceneritore di Albano e scoppiano le polemiche.

Il via libera è stato dato dal dipartimento territorio della Regione, che ha rilasciato l’autorizzazione integrata ambientale per il nuovo complesso, contro il quale da tempo si sono schierati numerosi residenti, gruppi ecologisti e forze politiche.

Motivi di contestazione nascono anche dalle date e dalle modalità con cui si è arrivati al nulla osta. Il via libera definitivo al progetto del consorzio Coema è stato dato, infatti, il 13 agosto dal direttore del dipartimento Territorio, Raniero de Filippis, con l’ultima determinazione necessaria per procedere alla costruzione dell’impianto.

Ma la notizia è stata resa pubblica soltanto l’altro ieri da una nota del gruppo Sinistra e libertà dei Castelli, facendo così esplodere nuovamente la protesta di residenti e comitati riuniti nel coordinamento “No inc”, nettamente contrari alla realizzazione dell’inceneritore nella discarica di via Cancelliera, sul quale pendono già tre distinti ricorsi al Tar del Lazio.

«Il rilascio dell’Aia - dichiarano Mollica, Piazzoni e Sportolotti del coordinamento castellano di Sinistra e libertà - rappresenta l’epilogo di una vicenda che lascia aperte gravissime contraddizioni sia sotto l’aspetto amministrativo che della gestione politica. Questo atto rischia di acuire ulteriormente la frattura tra governo regionale e cittadini a pochi mesi dalle elezioni, oltre ad alimentare altri contenziosi amministrativi».

Il rilascio dell’Aia, però, non mette la parola fine all’annoso dibattito, sfociato da subito in una grossa polemica sull’opportunità di costruire l’impianto in una zona densamente abitata e già sofferente dell’aumentato inquinamento e dall’impoverimento delle falde acquifere.

Il fuoco di fila scatenato dal definitivo rilascio dell’autorizzazione promette di trascinare lo scontro anche nei tribunali amministrativi. «Continueremo la nostra battaglia - promette Andrea Tupac Mollica di Sinistrà e libertà - presentando un ricorso al Tar del Lazio anche contro questo provvedimento».

Dal coordinamento “No Inc”, protagonista negli ultimi anni in decine di affollate assemblee in molti paesi dei Castelli, indette per sensibilizzare la cittadinanza e di affollati cortei di protesta, arrivano, invece feroci bordate all’indirizzo del presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo e dei sindaci castellani accusati di non aver difeso il proprio territorio.

«Nella riunione che i rappresentanti del coordinamento hanno avuto a luglio con il presidente Marrazzo - testimonia Danilo Ballanti, presidente di un comitato di Pavona - il governatore aveva categoricamente escluso possibili “sorprese” in pieno agosto provenienti dalla Pisana. Una bugia, questa, grave come il rilascio dell’Aia.»

Spiazzati dal provvedimento di metà agosto, ora i comitati si stanno riorganizzando per rilanciare la protesta, anche se l’esito della vicenda appariva in fondo ampiante scontato fin dal 20 aprile, quando la conferenza di servizi aveva già dato parere favorevole all’impianto. Non a caso la ditta ha già preso possesso dell’area e delimitato il cantiere. E sia pure con qualche distinguo i partiti che sostengono la giunta Marrazzo, continuano a sostenere la validità dell’azione di governo, tesa ad evitare situazioni di grave emergenza come quella avvenuta in Campania.

venerdì 21 agosto 2009

La falda si è abbassata: scoppia la crisi idrica

Il Messaggero - Venerdì 21 Agosto 2009
di LUIGI JOVINO
Castel Gandolfo, emergenza idrica



E’ scoppiata l’emergenza idrica a Castel Gandolfo, dove la falda e il livello del lago si sono abbassati nonostante la pioggia dei mesi scorsi. Maxi multe minacciate contro gli sprechi.

Vietati il rifornimento dalle fontane a bottone.
In molti centri dei Castelli preoccupazione per fluoro, arsenico e manganese
Contro gli sprechi multe fino a 500 euro. Albano: dai rubinetti anche impurità

Castel Gandolfo, emergenza idrica
Crisi idrica a Castel Gandolfo e in molti paesi dell’Appia. Il sindaco vieta il rifornimento dalle fontane pubbliche, mentre molti comitati locali si lamentano per l’inquinamento da sostanze naturali. A Castel Gandolfo, dunque, multe salate per i cittadini che si recano alle fontanelle “a bottone” per far la scorta di acqua potabile. I contravventori rischiano un’ammenda fino a 500 euro. L’approvvigionamento è, invece, consentito dalle fontane “a nasone” che, a differenza di quelle a bottone, sono alimentate da flusso continuo e non da serbatoi. «Siamo in piena emergenza - afferma Maurizio Colacchi, sindaco di Castel Gandolfo che ieri ha firmato l’ordinanza - e non sono ammessi sprechi. Non è ammissibile che alcuni cittadini abbiano acqua a sufficienza, mentre altri debbano soffrire».

Nell’ordinanza è stato anche vietato di utilizzare acqua potabile per innaffiare giardini o pulire gli arenili e di farne uso improprio. «La situazione - riprende il sindaco - è sotto gli occhi di tutti. La falda continua a scendere e il livello del lago si è abbassato nonostante l’autunno e la primavera scorsi siano stati molto piovosi».

Vigili mobilitati anche a Pavona e a Cecchina di Albano, dove i cittadini si lamentano perché il flusso di acqua non è continuo e spesso dai rubinetti escono impurità.

In molti altri paesi dei Castelli sono comparsi manifesti dei sindaci che vietano sprechi di acqua potabile, ma negli otto comuni cui è stata concessa la deroga perchè il contenuto di inquinanti naturali come il fluoro, l’arsenico e il manganese sono al di sopra dei valori soglia le preoccupazione sono ben altre.

«Non ci è stata detta - afferma Danilo Ballanti, del Comitato antidiscarica di Albano - tutta la verità e i cittadini che consumano acqua intrisa di fluoro, manganese e arsenico non sanno neanche come comportarsi».

Il mese scorso nei comuni di Albano, Aricca, Castel Gandolfo, Lariano, Lanuvio, Velletri e Ciampino e Genzano l’Acea e il Dipartimento prevenzione dell’Asl Rm H hanno affisso degli avvisi pubblici in cui si invitava la cittadinanza, e i bambini in particolare, a non utilizzare integratori, dentifrici e sostanze al fluoro per evitare pericolosi accumuli di questa sostanza presente nell’acqua potabile al di sopra dei valori consentiti per legge.

«Analisi in nostro possesso - riprende Ballanti - dimostrano che ci sono quantità in eccesso anche di manganese. Abbiamo mostrato i rilievi a Piero Marrazzo, presidente della giunta regionale del Lazio, che è rimasto allibito. Dopo poco tempo sono stati affissi i manifesti pubblici sui pericoli del fluoro. Niente sappiamo invece sull’accumulo dell’arsenico anche se il dottor Messineo, responsabile del Dipartimento prevenzione dell’Asl, ha detto che potrebbero esserci danni serissimi».

Un documento dell’associazione “Medicina democratica” ha poi denunciato nelle settimane scorse la «colpevole carenza di informazioni che non mette in condizione i cittadini di prendere le dovute cautele».

venerdì 14 agosto 2009

Dopo l’incendio alla discarica di Valle Caia (Pomezia), Marrazzo deve riscrivere il Piano dei Rifiuti con i Cittadini

Ricordo ancora la telefonata disperata di Simone di Ardea: c’era stato un incidente pericolosissimo alla discarica di amianto di Valle Caia, un pericoloso incendio, il suo amico Stefano era gravissimo da giorni in camera iperbarica, ma nessun giornale e nessun sito osavano parlare del grave evento.

Abbiamo denunciato con Simone la gravità della situazione sul blog con le email delle persone più coraggiose (leggi l’articolo: Disastro ambientale: brucia la discarica di amianto a Valle Gaia).

Avevano ragione Simone, Patrizia, Luca, Mario: la situazione della discarica di amianto di Valle Gaia era veramente grave.

E pensare che nella riunione con il Coordinamento contro l’inceneritore di Albano, Marrazzo, in data 23 giugno 2009, aveva assicurato che: “Se emergeranno cose nuove rispetto a quanto già esaminato nell’iter amministrativo, le autorizzazioni potranno essere ridiscusse”.

Dopo le bacchettate di Catricalà alla gestione rifiuti di Marrazzo (poca concorrenza, distorsioni il cui effetto è, da un lato, il peggioramento del servizio offerto e, dall'altro, un maggior costo del servizio stesso), l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha chiesto ed auspicato un nuovo piano regionale di gestione dei rifiuti che possa veder applicati i “principi concorrenziali''.

L’intervento dell’Autorità non è una cosa nuova?

Cosa aspetta Marrazzo per riscrivere il Piano regionale Rifiuti?

Dopo l’intervento pronunciato da Marrazzo nella Commissione Consigliare Ambiente in data 29 ottobre 2008 (“…il Lazio presenta da oltre 10 anni una situazione di mercato stabile, con società ed imprenditori facilmente individuabili, sia pubblici che privati, che hanno avviato programmi di investimento importanti e che, fino ad ora, hanno dato garanzia sia per il servizio reso che per le azioni poste in essere per garantire la salvaguardia dell’ambiente.”), Marrazzo è stato miseramente smentito dalla Magistratura:
- l’inceneritore di Malagrotta è stato sequestrato dalla magistratura,
- il responsabile della discarica di Malagrotta è stato condannato ad un anno di carcere per aver smaltito in discarica rifiuti pericolosi come i fanghi di depurazione provenienti dall’ACEA,
- 13 persone, tra cui dirigenti dell’AMA, sono state arrestate per le gravi irregolarità verificatesi nell’inceneritore di Colleferro.

A queste società ed imprenditori (Cerroni, AMA, ACEA), inquisite dalla magistratura per gravi irregolarità nella salvaguardia dell’ambiente, Marrazzo vuole affidare, rigorosamente a trattativa privata, l’inceneritore di Albano.

E’ importante ricordare che il Pubblico Ministero Dott. Giuseppe CORASANITI ha emesso un ennesimo provvedimento a carico di Rando (quale responsabile della Discarica di Malagrotta) “perché in assenza di autorizzazione effettuava miscelazione di rifiuti non consentita (Fanghi provenienti dagli impianti di depurazione delle acque reflue ACEA di Roma)”. L’udienza già è fissata per il 2 Febbraio 2010.

Dopo l’intervento della Magistratura, il 2 febbraio 2010 la Regione Lazio si costituirà come parte offesa dai Cerroni Boys?

Gli interventi della Magistratura non sono una cosa nuova?

Cosa aspetta Marrazzo per riscrivere il Piano regionale Rifiuti?

Marrazzo ha, anche, dichiarato nella riunione con il Coordinamento contro l’inceneritore di Albano, in data 23 giugno 2009, che lui si fida dei suoi uffici (“gli uffici di cui mi fido”, ha sottolineato Marrazzo, avranno l’incarico di rispondere al documento “Le 26 ragioni dell’opposizione al progetto di inceneritore di Albano (in sintesi)” presentato dal Coordinamento).


Dopo l’incendio della discarica di amianto di Valle Gaia, la magistratura ha aperto un’inchiesta che coinvolgerebbe 40 indagati e che ha portato all'esecuzione di 9 misure cautelari. Tra gli arrestati: i titolari della discarica di Pomezia e dirigenti della Commissione tecnico scientifica della Regione Lazio.

Ormai cominciano gli arresti dei funzionari pubblici della Regione Lazio!!!

Gli arresti di funzionari della Regione Lazio non sono una cosa nuova?

Cosa aspetta Marrazzo per riscrivere il Piano regionale Rifiuti?

Perché Marrazzo si fida dei suoi funzionari corrotti e non dei cittadini???
Dopo l’intervento della Magistratura e dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, chi altro dovrà intervenire?

Di seguito viene riportata una breve rassegna stampa sulle conseguenze dell’incendio della discarica di amianto di Valle Caia.

La Rassegna Stampa
sull’incendio della discarica di amianto di Valle Caia

AGI - 7 agosto 2009
RIFIUTI: SCOPERTO A ROMA TRAFFICO AMIANTO E GIRO MAZZETTE
(AGI) - Roma, 7 ago. - I carabinieri del NOE di Roma, nelle prime ore della mattina, hanno dato esecuzione a 9 misure cautelari personali (un'ordinanza in carcere, cinque ai domiciliari e tre agli obblighi di dimora nel comune di residenza) emesse dal GIP presso il Tribunale di Velletri. Il reato contestato e' il traffico illecito di rifiuti speciali pericolosi contenenti amianto in forma friabile, altamente cancerogeno, provenienti principalmente dal sito di bonifica di interesse nazionale di Milazzo (ME) e da altre parti d'Italia e inviati presso la discarica di Pomezia, idonea a ricevere esclusivamente amianto compatto. La condotta illecita di produttori, intermediari e smaltitori di tali rifiuti veniva agevolata attraverso azioni di corruzione e di concussione poste in essere dai titolari della discarica e da funzionari pubblici.

http://www.agi.it/roma/notizie/200908070823-cro-rrm0004-rifiuti_scoperto_a_roma_traffico_amianto_e_giro_mazzette

CorriereDellaSera.it – Cronaca di Roma - 7 agosto 2009
AMBIENTE - Traffico di amianto e altri rifiuti pericolosi carichi vietati nella discarica di Pomezia
Operazione dei carabinieri: sei arresti, 40 indagati, ai domiciliari tre funzionari della Regione Lazio
Un vasto traffico di rifiuti pericolosi, contenenti amianto e provenienti principalmente dalla fabbrica ex Nova Sace - sito nazionale sottoposto a bonifica - di Milazzo, nel Messinese, è stato stroncato dai carabinieri che hanno rinvenuto la pericolosa sostanza cancerogena nella discarica di Pomezia, a sud di Roma. La discarica è omologata per ricevere amianto compatto, ma quello rinvenuto è pericoloso amianto in forma friabile: con un alto rischio di dispersione nell'aria e, quindi, di inquinamento che minaccerebbe la salute degli abitanti della zona. L'inchiesta, che coinvolgerebbe 40 indagati, ha portato all'esecuzione di 9 misure cautelari. Tra gli arrestati: i titolari della discarica di Pomezia e dirigenti della Commissione tecnico scientifica della Regione Lazio.
MAZZETTE PER SMALTIRE - All'alba di venerdì 7, i carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe) di Roma hanno eseguito i provvedimenti emessi dal Gip presso il Tribunale di Velletri: un'ordine di custodia cautelare in carcere, 5 arresti domiciliari e 3 indagati agli obblighi di dimora nel comune di residenza. Il sistema di smaltimenti illeciti coinvolgeva produttori, intermediari e gestori di discariche speciali con un giro di mazzette. Contestati anche i reati di corruzione e concussione. Nell'operazione sarebbero coinvolti tre funzionari della Regione.

http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/09_agosto_7/amianto_pomezia_arresti-1601643675994.shtml


IL Tempo.IT - 8 agosto 2009
Rifiuti e mazzette, nove nei guai
Roma, scandalo sull'amianto
Una discarica di Pomezia avrebbe ricevuto abusivamente tonnellate di amianto dalla Sicilia grazie a una vasta rete di corrotti e corruttori. Provvedimenti anche per due tecnici Enea e un dirigente regionale.
Finiva a Pomezia l'amianto della fabbrica della morte. Corruttori e corrotti, dalla ex Sacelit di San Filippo del Mela, nel Messinese, avrebbero fatto finire migliaia di tonnellate di rifiuto nocivo nell'invaso in via Val di Caia, dieci metri dopo un ruscello, tra vigneti, ulivi, distese di grano e lo stand di frutta e verdura di Coldiretti e Legambiente. La discarica poteva accogliere amianto compatto, invece ha ingoiato "big bag", grandi celle di materiale friabile. E tutto per un maledetto trucco che dopo due anni di indagine procura di Velletri e carabinieri del Noe di Roma sostengono sia stato messo in piedi da nove persone. Altre 45 sono indagate.
Le ipotesi di reato più gravi pesano su segretarie, funzionari della Regione Lazio, proprietari di discariche, esperti di bonifiche, intermediari dei rifiuti e ingegneri Enea, quelli che dovevano essere i garanti della Scienza e che invece sarebbero «passati al nemico» in cambio di contratti di consulenza e quote societarie. Con l'accusa a vario titolo di traffico illecito di rifiuti, ieri all'alba gli uomini del Noe, diretti da capitano Pietro Rajola Pescarini, hanno portato in carcere Paolo Petricca, Marina Pinzari e Vittorio Rizzo, rispettivamente funzionario del Commissario straordinario per la gestione emergenza rifiuti del Lazio, proprietaria della Ecologia srl titolare della discarica di Pomezia, e ingegnere dell'Enea (Ente per nuove tecnologie, energia e ambiente) nonché membro del Comitato tecnico scientifico nominato dal Consiglio dei ministri e composto da otto membri.
Ai domiciliari: Claudio De Cecco, Aniello Bonaiuto, Silvana Mattei ed Elide Ragni. Che sono: anche lui ingegnere Enea e del Comitato scientifico, titolare della società di intermediazione Atet, amministratrice della Ecologia e la sua segretaria.
Obbligo di non abbondare la dimora nelle ore notturne invece per Paolo Andreini, Maria Laura e Rodolfo Stella e Nestore Coseglia. Nell'ordine: legale rappresentante della Bonifiche ambientali srl, direttrice e legale rappresentante della Covecom, e cotitolare della Atet. Dal 1958 al '93 l'ex Sacelit ha sfornato lastre, tubi e contenitori a base di amianto. Poi indietro tutta. Le fibre del minerale uccidono, l'industria produce morte. Il 5 giugno si è contata la novantanovesima vittima. Bisogna disintossicare l'area.
Due società del Nord, Covecom e Bonifiche ambientali, trattano il terreno avvelenato. La discarica di Pomezia è l'unica del Centrosud che possa accogliere l'amianto, ma solo compatto, ovvero impastato con cemento o resine. Quello della ex Sacelit invece è friabile. Il pm Giuseppe Travaglini e il gip Cristiana Macchiusi, che ha firmato le richieste di ordinanza, non hanno dubbi: Covecom e Bonifiche ambientali hanno «ceduto un ingente quantitativo di rifiuti, a mezzo della intermediazione della Atet, alla Ecologica srl (a Pomezia, ndr) che non era autorizzata a riceverli». Gli intermediari hanno «ricevuto l'amianto e si sono incaricati di conferirli alla discarica della Ecologia», che quindi ha «ricevuto i rifiuti abusivi». L'introito per tutti è milionario.
In questa storiaccia, però, il ruolo decisivo gli inquirenti lo attribuiscono a due insospettabili: gli ingegneri dell'Enea Vittorio Rizzo e Claudio De Cecco. In particolare sarebbe il primo a tessere la trama. Sua moglie Rosa Maria Privitera è dell'Avvocatura della Regione Lazio. È lui a chiamare il funzionario regionale Petricca (destinatario di una mazzetta di 5 mila euro), insieme concordano il da farsi, e poi è sempre lui che chiama la Ecologia per dare disposizioni. Il rapporto tra Rizzo ed Ecologia sarebbe quando la srl chiede alla Regione di passare da invaso che riceve calcinacci ad amianto compatto.
Il decreto fu approvato il 7 marzo 2006. Con una "postilla" però: «Rizzo - scrive il Gip - stipulava prima del rilascio tre contratti di consulenza (168 mila euro tra il novembre 2006 e l'aprile 2008, ndr) e diveniva socio della Pinholding, mentre De Cecco di fatto veniva nominto direttore tecnico della discarica». L'indagine non è ancora chiusa.

http://iltempo.ilsole24ore.com/2009/08/08/1056831-roma_scandalo_sull_amianto.shtml



IL Tempo.IT - 9 agosto 2009
Intercettazioni
«Mandami via fax la lista dei documenti»
Ruota su tre persone lo scandalo dell'amianto friabile a Pomezia. Sono i due ingegneri Enea, Vittorio Rizzo e Claudio De Cecco, e il funzionario dell'ufficio del Commissario per i rifiuti della Regione Lazio, Paolo Petricca.
Rizzo e Petricca dovrebbero essere i controllori, invece pare si accordino sulle cose che la società della discarica deve fare per non incappare in irregolarità.
Ecco una conversazione telefonica del 12 marzo 2008.
Petricca: «Sii...».
Rizzo: «A che ti serve?».
Petricca: «A che mi serve?».
Rizzo: «Mmm...».
Petricca: «Ehhh... è venuto... i carabinieri, siccome non ce l'ho, c'è la giù Luca, penso, però, adesso non posso accedere agli atti di Luca... Dicono che devono acquisire questi atti per conto della procura».
Rizzo: «Di dove?».
Petricca: «Di Velletri».
Rizzo: «Ma su di noi?».
Petricca: «Sì, sì. Vogliono verificare il piano di adeguamento».
Rizzo: «Mo' te lo faccio mandare».
Petricca: «Eh, hai capito. Tanto non ci sono problemi».
Rizzo: «Tu che gli ha chiesto, che ti hanno detto altro?».
Petricca: «Niente, niente».
Rizzo: «Quante volte sono venuti?».
Petricca: «Guarda, ultimamente erano venuti, hanno acquisito roba, non solo di voi... su tante altre... compresa voi...».
Rizzo: «Mi fai la lista della roba che ti hanno chiesto?».
Petricca: «C'ho la lettera qua».
Rizzo: «Me la mandi per fax».
Petricca: «Eh...».
Rizzo: «Altrimenti la dai a Elide». Elide Ragni è la segretaria della Ecologia srl, propietaria della discarica di Pomezia.

http://iltempo.ilsole24ore.com/roma/2009/08/09/1057184-mandami_lista_documenti.shtml


IL Tempo.IT - 8 agosto 2009
«E adesso la Pisana si costituisca parte civile»
«L'amianto non può rappresentare ancora un pericolo per la salute dei cittadini. Quanto compiuto dagli organi competenti dimostra l'attenzione che si deve riservare alla tutela della salute dei cittadini e ai controlli che debbono essere eseguiti in ogni discarica per il controllo della legalità». Così Piergiorgio Benevenuti, responsabile delle relazioni istituzionali e coordinatore del movimento ecologista europeo FareAmbiente per il Lazio, ha commentato la maxi operazione del Noe di Roma. Secondo il capogruppo del Lazio di Sinistra e Libertà, Enrico Fontana, invece, la Regione, oltre a costituirsi parte civile, dovrebbe chiarire le modalità che hanno permesso di aggirare le norme che regolano lo smaltimento dei rifiuti. «Ancora una volta il Governo lascia deluse le legittime attese dei lavoratori marittimi esposti all'amianto» ha dichiarato l'esponente del Pd Ettore Rosato, commentando la direttiva del 14 luglio con cui il ministro Sacconi specifica le «procedure di accertamento dell'esposizione all'amianto per il settore marittimo. Il ministro ha in larga parte ribadito lo stato di fatto, dal momento che la direttiva è destinata a risolvere solo i casi in cui il lavoratore marittimo si trovi impossibilitato a ottenere il curriculum da aziende cessate o fallite».

http://iltempo.ilsole24ore.com/roma/2009/08/08/1056830-adesso_pisana_costituisca_parte_civile.shtml



IL Tempo.IT - 9 agosto 2009
Montano le proteste degli abitanti delle zone vicine al deposito di scorie
E adesso a Pomezia è rivolta
I residenti: «L'invaso va subito bonificato e poi chiuso per sempre»
Sabatino Mele POMEZIA Questa volta i cittadini dei quartieri di Santa Procula e di Valle Caia, che vivono a ridosso del sito di stoccaggio dell'amianto, non ci stanno e vogliono che la discarica venga prima bonificata e poi definitivamente chiusa. L'Amministrazione comunale di Pomezia deve attuare le sentenze che prevedono la recinzione di una parte del sito. «Agli inizi degli anni '90 - ha detto Pietro Pili residente nel quartiere di Santa Procula - abbiamo preso anche le botte dalle forze dell'ordine quando protestavamo contro l'apertura della discarica. Insieme all'attuale sindaco di Roma, Gianni Alemanno, al consigliere regionale del Pdl, Luigi Celori, all'ex vicesindaco di Pomezia, Antonio Di Carlo (all'epoca esponente del Pci) eravamo tutti d'accordo a manifestare contro l'inizio dell'attività della discarica di Valle Caia. Il Comune - continua - in varie occasioni, si è opposto all'apertura della discarica, ma puntualmente le cose sono andate diversamente perché le autorizzazioni arrivavano lo stesso. Oggi siamo nuovamente in fase di emergenza perché le preoccupazioni che avevamo allora, sono accresciute dal fatto che in questo sito venga smaltito amianto. Come abbiamo detto in passato siamo contrari a questo tipo di interventi perché una delle aree agricole più importanti del territorio comunale è stata notevolmente compromessa». «Oggi è stato toccato veramente il fondo - ha detto Francesco, anche lui residente a Santa Procula, ma che ha chiesto l'anonimato - Sono anni che viviamo nel più assoluto abbandono, una delle aree più belle del territorio, dove tra l'altro sono presenti numerose industrie, ma è veramente difficile accettare quella discarica. Oggi, come non mai in passato, ci sentiamo veramente presi in giro dalle istituzioni. Tutti ci avevano dato garanzie sulla correttezza per lo smaltimento dell'amianto ed invece a che cosa assistiamo all'ennesimo sequestro del sito, come già avvenuto qualche anno fa. Siamo stufi di questa condizione». «La discarica di Valle Caia è una vera bomba - ha detto Massimo Iacobelli, residente a Santa Procula - La Regione Lazio da anni ha stanziato dei finanziamenti per la bonifica del sito, ma fino ad oggi di questo progetto non si è fatto nulla. Il disagio dei cittadini nel corso degli anni è cresciuto notevolmente, ma d'altro canto anche le autorizzazioni che sono state date alla società per lo smaltimento prima degli inerti e poi dell'amianto, hanno portato all'emergenza ambientale che viviamo sulla nostra pelle. Il Comune di Pomezia deve intervenire drasticamente per salvaguardare questa parte del territorio».

http://iltempo.ilsole24ore.com/roma/2009/08/09/1057182-adesso_pomezia_rivolta.shtml

lunedì 3 agosto 2009

ACQUE POTABILI: ARSENICO, MANGANESE E PIETOSE BUGIE!


Con riferimento all'incendio alla discarica di aminato di Valle Caia, Simone ci informa che "Stefano non sta per niente bene: deve fare dei controlli cardiovascolari e oculistici".

Oltre all'amianto, alla discarica e all'inceneritore più grande del mondo, sui Castelli Romani incombe anche la crisi idrica.

I nostri cari amministratori non ci fanno mancare proprio nulla!!!

Lor signori ci informano che l'arsenico nell'acqua fa bene, ma solo dopo i 14 anni (leggi il manifesto).

Però, chiunque verrà colto in fragrante ad innaffiare il giardino (o un vaso di fiori), a lavare la macchina (la moto o la bici), chiunque userà l'acqua per la propria piscina (o per quella del proprio bebè) verrà multato per 500,00 euro.
E pensare che il signor Cerroni si è impegnato con la Regione Lazio ad "innaffiare di frequente le superfici carrabili in terra battuta" della discarica di Roncigliano, per evitare problemi all'atterraggio del suo elicottero.
Intanto Mattei, il Sindaco che di notte dice di Si e di giorno dice di NO, ha comunicato ai suoi concittadini di Cecchina che è iniziata la turnazione dell'acqua: "un giorno SI e un giorno NO, e così a seguire a giorni alterni fino a nuova comunicazione".

Siamo all'emergenza ambiantale e sanitaria e quei bontemponi dei nostri Sindaci cosa vanno a chiedere a Marrazzo? Un inceneritore per bruciare rifiuti !!!!

Sul tema delle acque pubblichiamo il comunicato del Coordinamento contro l'inceneritore di Albano.

ACQUE POTABILI: ARSENICO, MANGANESE E PIETOSE BUGIE!

È certo: MANCA L’ACQUA POTABILE E QUELLA CHE C’È È DI QUALITÀ PESSIMA.

La gestione ACEA che pure cerca di mettere delle pezze, alla fine non risulta molto più efficiente dei vecchi carrozzoni comunali e dei vari consorzi tipo Doganella o Simbrivio. Le analisi nostre, che non hanno valore legale, ma che sono ben fatte, ci danno i numeri che seguono:

Microg/lt________________ARSENICO ____ MANGANESE
Limite vigente: ______________ 10 microg/lt ___ 50 microg/lt
Limite deroga: ______________ 50 microg/lt ___ Nessuna Deroga
Cecchina ===================================
ViaPuglia ___________ 6/7/08 _____ 24,1
___________________ 9/7/09 _____ 11,9 _________ 14,2
Stazione FS _________ 6/7/08 _____ 27,4
___________________ 9/7/09 _____ 13,3 _________ 11,3
Tor Paluzzi Nettunense 6/7/08 _____ 17,5
___________________ 9/7/09 _____ 10,6 _________ 95,4
Albano ===========================================
Via Fratelli Bandiera __ 6/7/08 ______ 1,0 __________ 6,7
___________________ 9/7/09 _____ 15,2 __________ 27,1
Cappuccini __________ 6/7/08 ______ 1,6 __________ 32,8
___________________ 9/7/09 ______ 3,5 __________ 60,6
Roncigliano ===========================================
Via Ardeatina _______ 25/3/09 _____ 10,4
Via Maddalena ______ 25/3/09 _____ 19,6
Fronte discarica _____ 25/3/09 _____ 27,5

Riassumendo almeno dal 2003 grazie ad una fuga di dati sappiamo che in zona risultano valori alti nelle acque presunte potabili di arsenico, fluoro, manganese.

Ed è proprio dal 2003 che l’area Velletri, Genzano, Albano vede applicato alle acque un regime di deroga dei limiti che alza i valori consentiti del doppio per il fluoro e di cinque volte per l’arsenico.
Quindi il regime di deroga dura da sei anni e non da un breve periodo come si scrive in un manifesto”ufficiale” recentemente apparso.

La presenza di queste sostanze alla lunga patogene non è una naturale conseguenza della natura vulcanica dei territori, ma il frutto del sovrasfruttamento delle falde, conseguenza di una gestione scellerata del territorio.

In più, come risulta dai numeri sopra riportati, per noi ci sono almeno due casi di manganese fuori dai limiti e il manganese non è sottoposto deroghe.

Allora o la ASL ha emesso il solito parere che salva capre e cavoli, ma non i cittadini, oppure ora le acque non sono potabili.

Così stando le cose il comune di Albano ha approvato lo scorso anno una variante generale al PRG che in teoria consentirebbe di raddoppiare i residenti, mentre l’avv. Cerroni, con ACEA e AMA, pretende di costruire un inceneritore di rifiuti a Cecchina, che è una macchina divoratrice di acqua in qualsiasi modo la si voglia costruire, in ciò sostenuto da provincia e regione.

Ossia prepotenza e follia come metodo di governo.

Quello che per ora si può tranquillamente dire, è che ACEA comunque vìola l’impegno a fornire alla popolazione residente acqua sufficiente e di adeguata qualità.

Si può anche dire che tutti insieme: Mattei, ASL, ACEA, con un grande manifesto affisso in questi giorni ci prendono in giro, quando, volendoci rassicurare, ci raccontano che assumere acque con questi contenuti di arsenico fluoro manganese, non ha conseguenze acute.

O forse intendono dire che qualche conseguenza cronica ci sarà DOPO?

Infatti avvisano che sotto i 14 anni è sconsigliato bere acqua di rubinetto! E meno male!

- ANNULLARE LA VARIANTE AL PRG DI ALBANO DEL 2008
- IMPEDIRE LA COSTRUZIONE DELL’INCENERITORE DI CERRONI-ACEA-AMA
- REVOCARE ACEA COME GESTORE UNICO ATO2
- NÈ UN MC DI CEMENTO NÈ UN MQ DI ASFALTO.

mercoledì 29 luglio 2009

Disastro ambientale: brucia la discarica di amianto a Valle Gaia

Il 28 luglio 2009 è scoppiato un incendio nella discarica di amianto di Valle Gaia.
Sul gravissimo episodio, un vero e proprio disastro ambientale, nulla è trapelato sui mezzi di informazione.

Riportiamo la segnalazione di Simone e denunciamo la grave colpevolezza delle istituzioni competenti che nascondono la verità su questo tragico incedente ambientale.

Quali sono i danni per la popolazione???

Oltre alla discarica di aminato anche l'inceneritore di Roncigliano?

"Sono preoccupato e incazzato perchè chi dovrebbe tutelarci, ancora unavolta "occulta" informazioni.....
Comunque le notizie che ho per ora sono queste: ieri verso le 18.15 è andato a fuoco il sito della discarica di amianto a Valle Caia.
La nube era densa e nera, sono intervenuti pompieri (penso di nuclei speciali perchè le camionette erano bianche con le scritte blu) e gli elicotteri.
Stefano R. che lavora li ha perso i sensi ed è stato "salvato" dai pompieri che lo hanno portato all'ospedale.
E' ancora ricoverato e fà 2 sedute da 3 ore di camera iperbarica al giorno.
Per ora di più non sò, come arrivano news ti informo".
Simone

"Ciao Danilo, so che Simone ti ha già avvertito dell'incendio di ieri.
Io sto cercando notizie in rete, ovviamente non c'è nulla, intanto visto che passavo di lì proprio quando arrivavano i mezzi di soccorso e d'intervento posso indicare l'ora, erano le 18:15 di ieri 28 Luglio.
L'ennesimo disastro che vorrebbero occultare.
Devono almeno fare controlli ambientali per la rilevazione di polveri d'amianto come è documentato da questi articoli:"
http://www.ladige.it/news/2008_lay_notizia_01.php?page=2&&id_cat=4&id_news=31064
http://eireannslan.altervista.org/wordpress/?p=333
http://www.tuttorvieto.it/leggi_new.asp?idcont=2599

Patrizia

"Senza parole. In rete per ora non c'è niente. Bastardi.
Ecco cos'era ieri pomeriggio quella nube impressionante che ho visto verso Pomezia dalla veranda di casa mia".
Luca

domenica 26 luglio 2009

Perucci: con quei fumi popolazione a rischio tumore









“Dovremmo sentirci tutti molto più onorati e a posto con la nostra coscienza sociale e professionale a fare epidemiologia con una regione che ha gli inceneritori” (Perucci).

Il Dott. Carlo Perucci, epidemiologo della ASL Roma E, ha redatto il documento di Valutazione di impatto ambientale sull’inceneritore di Albano minimizzando i futuri danni dell’inceneritore di Cerroni-AMA-ACEA sull’ambiente e sulla salute dei cittadini. La sottostima di tumori è pari a 1.000 volte dai nostri calcoli (leggi tutto l’articolo su http://sotto-terra-il-treno.blogspot.com/2009/07/inceneritore-di-albano-tumori.html).

Sempre il Dott. Carlo Perucci, anche lui epidemiologo della ASL Roma E, ha rilasciato dichiarazioni inquietanti sui possibili danni causati dall’inceneritore di Colleferro. In proposito va ricordato che nel caso dell’inceneritore di Colleferro è in corso un’indagine della magistratura che ha portato all'emissione di 13 provvedimenti di custodia cautelare, in quanto nell'impianto avrebbero bruciato anche «pneumatici, materassi e residui metallici».

Di seguito riportiamo l’intervista del Dott. Carlo Perucci pubblicata dal giornale L’Unità in data 9 marzo 2009 (http://www.unita.it/news/73281/a_rischio_non_solo_i_lavoratori_ma_anche_i_cittadini).
Il medico: con quei fumi popolazione a rischio tumore
Da L’Unità
di Gioia Salvatori

I danni derivanti dalla combustione di Cdr sporco? Difficili da individuare e facili da ottenere. Per inquinare il Cdr basta poco, così come poco basta per danneggiare irreversibilmente l’ambiente circostante i termovalorizzatori e i luoghi in cui finiscono le scorie del Cdr. Non è detto, poi, che indagini ad ampio spettro sull’uomo evidenzino i danni alla salute. Carlo Perucci, epidemiologo della Asl Roma E, a lavoro sugli effetti sull’uomo del ciclo dei rifiuti, ci spiega perché. Sottolineando l’importanza di studi ambientali a largo raggio in un territorio già molto inquinato come quello di Colleferro nella Valle del fiume Sacco (basso Lazio).

Quando il Cdr è inquinato?
«Basta che ci finiscano dentro batterie di automobile, pile elettriche o plastiche che non siano Pet. A sporcare il Cdr ci vuole poco: è sufficiente un errore negli impianti di trattamento e preselezione».

Quali gli effetti?
«Se è sporco il Cdr sono inquinati anche i fumi del termovalorizzatore e le scorie dell’incenerimento: parti che o finiscono in discariche o nei cementifici che poi li usano per produrre materiali edilizi. Non si tratta di residui da poco: il loro peso è pari al 30-60 per cento di ciò che entra nel termovalorizzatore. A rischio non è solo chi lavora con questi materiali ma soprattutto la popolazione locale e, in misura minore, chi si ritrova nel muro di casa cemento fatto con i residui inquinati».
Si rischia il tumore?
«In genere fumi e scorie di Cdr inquinato contengono tracce di metalli pesanti come cadmio, mercurio, piombo, diossina. Sostanze che possono causare tumori come linfomi, sarcomi e anche mesoteliomi se viene bruciato amianto».

Ma questi sono effetti evidenti.
«Non esiste solo Seveso ma anche i bassi tassi di inquinamento ed effetti sulla salute rilevabili solo con studi di anni sull’uomo. Per esempio: se per il sarcoma dei tessuti molli, ci aspettiamo un’incidenza dello 0,1 per 10mila abitanti e l’incidenza sale allo 0,6 a causa dell’inquinamento, siamo comunque sotto l’uno e rilevare il danno è pressoché impossibile. Ma ciò non significa che non ci sia. A complicare i rilievi c’è la lontananza dei termovalorizzatori dai centri abitati e i tempi lunghi degli effetti dell’inquinamento».

Come si esce da questo empasse?
«Bisogna esaminare tutto il ciclo dei rifiuti prima che le malattie di chi abita vicino a un inceneritore. Serve analizzare il Cdr che entra nel termovalorizzatore e i fumi che escono dalla ciminiera. Vedere cosa entra nelle discariche e cosa ne esce. Monitorare il rischio prima che studiare il danno».

Prima la terra, poi il latte e le mucche. Ora, dunque, gli esseri umani che uno studio della Asl Rm E dice essere contaminati da beta-esaclorocicloesano: un derivato del lindano. La dannazione della Valle del Sacco è l’inquinamento. Un’inquinamento che dal fiume passa alla terra, entra nella catena alimentare e finisce nell’uomo. Inquinamento che non passa: il beta-esaclorocicloesano resta nel grasso, va nel latte materno. Chi c’è l’ha dentro è più esposto a diabete, malattie del sistema riproduttivo e del sistema nervoso (parkinson). Nella Valle del Sacco su 246 persone sottoposte a screening 135, il 55%, sono risultate contaminate in maniera cronica. Abitano lungo le rive del fiume, per lo più nei comuni di Colleferro, Segni, Gavignano. Lo screening andrà avanti: altre 700 persone verranno sottoposte ad esami.

Albano deve fare la fine di Colleferro? NO, Grazie.


venerdì 24 luglio 2009

Catricalà bacchetta Marrazzo sui rifiuti


Marrazzo scivola sui rifiuti.


Il Governatore della Regione Lazio, infatti, almeno secondo quanto afferma l’Autorità garante della concorrenza e del mercato non sarebbe immune da gravi pecche gestionali.

L'Autorità bacchetta il commissario straordinario per l'emergenza ambientale nella Regione Lazio in materia di gestione dei rifiuti, il Presidente dei Cerroni Boys Piero Marrazzo, a seguito dell’esame di ''alcune segnalazioni nelle quali si prospettavano distorsioni della concorrenza attribuibili ad alcune determinazioni della Regione Lazio''.

Distorsioni il cui effetto è, da un lato, il peggioramento del servizio offerto e, dall'altro, un maggior costo del servizio stesso.

“In particolare - si legge nel bollettino dell'Autorità – le doglianze fanno riferimento a quelle previsioni attraverso le quali il commissario straordinario è intervenuto a definire la capacità di trattamento di rifiuti da riconoscere ad alcuni soggetti attivi nel mercato del recupero dei rifiuti nella Regione”.

Pertanto l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, nelle more dell'emanazione del Piano regionale di gestione dei rifiuti, coglie l'occasione per evidenziare la necessità di superare gli effetti restrittivi della concorrenza prodotti dalle determinazioni commissariali in base alle quali non solo veniva individuato il numero di impianti di recupero presenti sul territorio, ma anche stabiliti i quantitativi di RSU da conferire agli impianti stessi. Tali variabili devono essere affidate al confronto competitivo tra gli operatori liberamente e legittimamente presenti sul mercato.
L'autorità, infine, auspica che i “principi concorrenziali possano essere tenuti in considerazione in occasione dell'elaborazione del nuovo piano regionale di gestione dei rifiuti, in modo che lo stesso non risulti ingiustificatamente discriminatorio nei confronti di operatori interessati a operare nel mercato del recupero dei rifiuti''.

«Anche qui Marrazzo ha fallito», ha commentato il consigliere regionale PdL Donato Robilotta, altro pezzo da novanta dei Cerroni Boys.

La sentenza di Catricalà ci consegna, finalmente, un indirizzo chiaro e incontrovertibile su chi opera nell'interesse generale e nel rispetto delle leggi.

Ma, come abbiamo avuto modo di documentare, Marrazzo le leggi ama calpestarle.

Dal canto suo, in una nota ufficiale, Marrazzo precisa che in merito «al recupero dei rifiuti non ci sono atti limitativi da parte dell’amministrazione regionale della libera attività imprenditoriale né della concorrenza. Neanche durante la fase più acuta della c.d. “emergenza rifiuti” sono stati presi provvedimenti, dispositivi, atti autorizzativi che hanno limitato nella sostanza un panorama di società, piccole e grandi in libera concorrenza tra di loro».


In effetti, il ragionamento di Marrazzo è assolutamente trasparente: le 51 società del signor Cerroni (il re della mondezza della Regione Lazio) sono un panorama di società, piccole e grandi liberamente in concorrenza tra di loro.

In proposito è bene ricordare l’inchiesta dell’Espresso del 25 luglio 2008, dove è riportato che “Cerroni ha messo su un impero a ragnatela, con decine di società che fatturano almeno 800 milioni l'anno, ma poi lo trovi socio di riferimento solo della metà di Malagrotta e di poco altro. Per il resto, preferisce operare in consorzi locali dove compaiono le varie municipalizzate dei rifiuti e dell'energia, dove è complicatissimo capire chi comanda a termine di codici, ma dove a mezza bocca tutti dicono che comanda sempre lui. E dove non c'è lui ci sono le figlie (a Perugia e a Brescia) o collaboratori legati da rapporti ultratrentennali. Secondo stime ufficiose che circolano in ambienti bancari, l'impero di Cerroni varrebbe oltre due miliardi”.


Il signor Cerroni è "il monopolista assoluto dello smaltimento rifiuti" nei comuni di Roma, Ciampino, Fiumicino e della Città del Vaticano (come ha scritto nel 2004 la Commissione Parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti).


Il signor Cerroni possiede le discariche di Malagrotta (con i suoi 250 ettari, la più grande d'Europa) e di Albano.

Per garantire la libera concorrenza, Marrazzo ha affidato al signor Cerroni a trattativa privata (???) anche l’inceneritore di Malagrotta.

In merito la Corte dei Conti ha denunciato che “suscita notevoli perplessità e preoccupazione, per la palese violazione delle direttive comunitarie e nazionali sulla concorrenza”.

Anche il Dipartimento della Protezione Civile ha evidenziato che "per l’impianto di gassificazione di Malagrotta sarebbero intervenuti atti amministrativi di assegnazione dei lavori di costruzione e di esercizio nell’ambito di una non meglio chiarita procedura di affidamento diretto".

Di fronte a tale scandalosa situazione, il settimanale L’Espresso ha titolato: "Il Lazio è la nuova Gomorra!".

Marrazzo ha gravissime responsabilità politiche.


Il 29 ottobre 2008 Marrazzo, accompagnato dal suo assessore Di Carlo, dichiarava alla Commissione Ambiente della Regione Lazio: “Il Lazio presenta da oltre 10 anni una situazione di mercato stabile con società ed imprenditori facilmente individuabili, sia pubblici che privati, che hanno dato garanzia di affidabilità sia per il servizio reso che per le azioni poste in essere per garantire la salvaguardia dell’ambiente”.


Dopo queste dichiarazioni “irresponsabili”, è successo di tutto:

- l’inceneritore di Malagrotta è stato sequestrato dalla magistratura,

- il responsabile della discarica di Malagrotta è stato condannato ad un anno di carcere per aver smaltito in discarica rifiuti pericolosi come i fanghi di depurazione provenienti dall’ACEA,

- 13 persone, tra cui dirigenti dell’AMA, sono state arrestate per le gravi irregolarità verificatesi nell’inceneritore di Colleferro.


A queste società ed imprenditori “molto affidabili per garantire la salvaguardia dell’ambiente” (Cerroni, AMA, ACEA) Marrazzo vuole affidare, sempre a trattativa privata, l’inceneritore di Albano.

Oltre che l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, è tempo ormai che intervenga la magistratura.

Ma di questo parleremo nel prossimo articolo.

giovedì 16 luglio 2009

Inceneritore di Albano: tumori sottostimati di 1000 volte

Lo studio del Prof. Perucci compie “miracoli” statistici e matematici

Lo studio voluto dalla Regione limita l’impatto solo a 9.698 abitanti nel raggio dei 3 km, anziché ai 102mila entro i 7,5 km.

La Asl RmE considera 20 invece di 40 anni di esercizio dell’impianto.

Leggi tutto l'articolo pubblicato su "Il Caffè".

mercoledì 15 luglio 2009

La torre di babele del PD

(Roma - Attualità da castellinew.it) - Si torna a parlare di Albano e del suo inceneritore. Stavolta è il capogruppo del Pd in Campidoglio, Umberto Marroni che, chiedendo un pronto intervento ad Alemanno sulla questione rifiuti, indica Roncigliano, augurandosi una pronta attivazione viste le «tecnologie all'avanguardia, nella tutela e nella sicurezza dei cittadini». Giudizi probabilmente molto ottimistici, viste anche le ultime analisi dei movimenti che si oppongono all'inceneritore. Questi credono sì, che le tecnologie siano modernissime, fin troppo. Secondo i No Inc infatti questa tipologia di struttura non è mai stata sperimentata nel mondo.

Dopo la lettura di questo articolo su Castellinew.it rimaniamo semplicemente sbigottiti di fronte alle dichiarazioni degli esponenti del PD che, mentre a livello locale (forse spaventati dalle possibili ripercussioni sulle prossime elezioni comunali, Aprilia docet) si stracciano le vesti contro l'inceneritore, nei posti dove la politica conta si dichiarano a favore dell'inceneritore di Cerroni.

Quale è la posizione del PD sull'inceneritore di Albano?



Un'assemblea sull'emergenza idrica

Venerdì 17 luglio 2009 alle ore 18 in piazza 25 Aprile a Cecchina:
Assemblea sull'emergenza idrica
indetta dal Coordinamento contro l'inceneritore di Albano

Il controllo analitico di arsenico e manganese nelle acque ad uso potabile distribuite nel Comune di Albano Laziale dall’ACEA - ATO2 indica ancora una volta il superamento dei limiti del D.L. n°31 del 2 febbraio 2001, allegato 1 parti B e C (10 microgrammi per litro per l’arsenico, 50 microgrammi per litro per il manganese).

Località di prelievo (7 luglio 2009) __arsenico__manganese
Cecchina - Via Puglia - Parco pubblico ______ 11.9 _____ 14.2
Cecchina - fontanella stazione ferroviaria ____ 13.3 _____ 11.3
Cecchina – via Tor Paluzzi ______________ 10.6 _____ 95.4
Albano – fontanella via F.lli bandiera _______ 15.2 _____27.1
Albano – fontanella pubblica Cappuccini ______ 3.5 _____60.6

Mentre l’arsenico è artificiosamente coperto dall’ennesimo decreto di proroga (DPCM 12-06-09) richiesta dalla Regione Lazio, con un valore consentito di 50 microgrammi per litro, che è considerato dannoso o pericoloso da moltissimi ricercatori ed epidemiologi internazionali, per il manganese non esistono deroghe in atto.

Pertanto su 5 campioni di acqua prelevati da fontanelle pubbliche tra Cecchina e Albano Centro, 4 superano il limite di 10 microgrammi/litro di arsenico ma sono legali per decreto e 2 sono fuori legge poiché sforano il limite massimo consentito per il manganese. Questi risultati non fanno che confermare il quadro allarmante emerso a macchia di leopardo in questi anni nei Comuni dei Castelli Romani. Basterà ricordare che a Lanuvio, 8 su 10 campioni prelevati il 20 aprile 2009 superavano il limite del D.L. n°31 con punte di 34.4 microgrammi per litro di arsenico e i cittadini non ne sapevano nulla.

A circa 6 anni di distanza dal primo decreto che autorizzava alcuni Comuni dei Castelli (tra cui Albano) a distribuire acque in deroga ai limiti, l’ACEA non ha ancora avuto il tempo di provvedere a rendere le acque realmente potabili perché troppo impegnata a realizzare profitti dalle risorse idriche con i minimi costi. L’ACEA inoltre ha una quota di partecipazione nella società COEMA per la realizzazione del gassificatore dei rifiuti di Albano – Roncigliano che, come abbiamo ampiamente denunciato, non farà che peggiorare la quantità e la qualità delle acque di falda disponibili.